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«La Sekoma Di Montecalvo Irpino Prima Banca Del Civico Monte Frumentario»
Parte Tredicesima
Il pane per antonomasia a Montecalvo è di grano saraolla, così come risulta dalla seduta decurionale n. 32 del 20 maggio 1849 ove testualmente si parla di «pane bianco di saraolla». Le altre specie di sementi erano la «carosella», la «risciola», la «romanella» e il «mesca». La vendita della casa del pane del 1586 non aveva privato il comune del diritto, e dell’obbligo, di supervisionare la qualità del pane che l’«affittatore» avrebbe venduto. Nel contratto d’affitto del 1813 l’appaltatore Gaetano Scoppettone si impegnava a panificare il grano secondo l’assaggio «faciendo» dal comune che per ogni tomoli tre di pane introitava una lira e settantasei centesimi: La lira per il «diritto dell’assaggio», i settantasei centesimi per la riscossione corrispondente alla vendita di 144 kg di pane. Quella dell’assaggio era una prassi dal sapore rituale, ma per nulla banale e affatto formale. Il buon esito dell’operazione rappresenta la condizione necessaria per poter vendere il pane al pubblico.
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- Scritto da Mario Aucelli
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Avv. Gustavo Console, martire a Firenze della persecuzione degli squadristi. |
CHI ERA GUSTAVO CONSOLE avvocato civilista molto noto a Firenze. Sembra fosse in odore di massoneria. Martire antifascista, giornalista, corrispondente dal capoluogo toscano dell’ “Avanti”, nato a Montecalvo Irpino nel 1888, trucidato a Firenze nella notte tra il 3 e 4 ottobre 1925. Grazie alle disinteressate ricerche negli archivi di Firenze e alla collaborazione dell’amico, montecalvese d’origine e attaccatissimo alle “radici di nascita”, comm. dr. Antonio Di Florio, ci è stato possibile “risalire” a notizie certe su questo nostro illustre concittadino. Dopo il trasferimento dal palazzo dei Principe, (con i quali era imparentato), alla Costa dell’Angelo di Montecalvo, a Firenze, aveva raggiunto alte mete professionali e politiche. Era stato anche “deputato provinciale”. A Montecalvo tornava in estate con i due figli. In un primo momento in paese, chi ancora ne aveva memoria, ce lo aveva ricordato come questore a Verona e alter ego di Arturo Bocchino, direttore generale della pubblica sicurezza (1926) e “creatore” dell’OVRA (il “nostro” è stato ucciso nel 1925, per questo abbiamo scartato questa “tesi”). Qualcun altro ce lo aveva “descritto” come geometra e imprenditore a Firenze. |
- Scritto da Mario Aucelli
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Avv. Gustavo Console, martire a Firenze della persecuzione degli squadristi. |
CHI ERA GUSTAVO CONSOLE avvocato civilista molto noto a Firenze. Sembra fosse in odore di massoneria. Martire antifascista, giornalista, corrispondente dal capoluogo toscano dell’ “Avanti”, nato a Montecalvo Irpino nel 1888, trucidato a Firenze nella notte tra il 3 e 4 ottobre 1925. Grazie alle disinteressate ricerche negli archivi di Firenze e alla collaborazione dell’amico, montecalvese d’origine e attaccatissimo alle “radici di nascita”, comm. dr. Antonio Di Florio, ci è stato possibile “risalire” a notizie certe su questo nostro illustre concittadino. Dopo il trasferimento dal palazzo dei Principe, (con i quali era imparentato), alla Costa dell’Angelo di Montecalvo, a Firenze, aveva raggiunto alte mete professionali e politiche. Era stato anche “deputato provinciale”. A Montecalvo tornava in estate con i due figli. In un primo momento in paese, chi ancora ne aveva memoria, ce lo aveva ricordato come questore a Verona e alter ego di Arturo Bocchino, direttore generale della pubblica sicurezza (1926) e “creatore” dell’OVRA (il “nostro” è stato ucciso nel 1925, per questo abbiamo scartato questa “tesi”). Qualcun altro ce lo aveva “descritto” come geometra e imprenditore a Firenze. |
- Scritto da Redazione
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BARABASCHI DANILO di Alfonso e Pollastri Luigina
– Confinato politico. (Fascicolo corposo, qui solo i passaggi essenziali). N. Monticelli d’Ongina PC il 26.6.1916, dal 1928 res. Cremona e Bore. Insegnante elementare.
Era iscritto GIL e poi PNF ma attività antifascista clandestina. Negli anni ’30 a Cremona frequentava Rosolino Ferragni, Amigoni e Ausenda. “Prezioso collaboratore” di questi ultimi quando da Parigi intendevano creare rete GL cremonese. Luglio 1937: con pretesto di gita turistica si reca in Francia, pare intendesse contattare Lussu e Garosci.
Poco dopo è arrestato col gruppo cremonese in contatto con 36 Amigoni (vedi). A suo carico anche supposta attività per un attentato a Farinacci. Tradotto in carcere a Roma e condannato dal Trib. Sp. al confino che sconta a Montecalvo Irpino e a Castelvecchio Subequo.
Richiesta di clemenza per ragioni di salute respinta.
Termina il confino il 29.8.1942. Biglietto aprile 1945 del
questore al podestà di Monticelli: “Danilo Barabaschi sarebbe stato fucilato dalle truppe germaniche”. (In effetti il partigiano Barabaschi cadde a Bardi il 16.7.1944 durante un rastrellamento tedesco). (B9 f195)
- Scritto da Alfonso Caccese
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Cristino Giuseppe di Pietro e Capozzi Michelina, nato il 1° maggio 1918 a Montecalvo Irpino (Avellino). Antifascista. Dopo aver conseguito il diploma di istituto magistrale, si iscrive all’Università di Napoli. Domiciliato a Napoli nel rione Mater Dei. Il 18 marzo 1938 si reca a Parigi per una gita con passaporto collettivo, e da qui si allontana deciso a partire per la Spagna. Un italiano conosciuto al ristorante, lo accompagna al centro di arruolamento volontari per la Spagna, presso la Maison des Syndicates in Rue Maturin Moreau. Il 14 aprile 1938 si porta a Nimes (Gard), da dove raggiunge i Pirenei che attraversa a piedi con altri volontari, giungendo a Figueras il 17 aprile 1938. Da lì prosegue per Basalù (Gerona), dove viene addestrato fino al mese di maggio. Nei primi giorni di giugno viene assegnato alla brigata Garibaldi, 3. battaglione, 2. compagnia mitraglieri.
- Scritto da Alessandro Fallarino
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“Sono convinto che zio anche di notte usciva dalla chiesa per andare a parlare con i giovani che proprio alle nostre spalle purtroppo facevano uso di droga. Erano anni bui per un fenomeno che era purtroppo esploso da poco. Zio Carlo nella sua missione pastorale voleva essere al fianco delle persone in difficoltà”.
Un ricordo vivo e vivido quello di Francesco Marra, nipote di don Carlo Lombardi, parroco della chiesa di Santa Maria della Verità, al rione Triggio di Benevento, barbaramente ucciso all’interno della casa canonica. Un omicidio per il quale furono poi indagate tre persone, che all'epoca “venne vissuto drammaticamente da tutta la comunità di Benevento e il