«La Sekoma Di Montecalvo Irpino Prima Banca Del Civico Monte Frumentario» Parte dodicesima

Nonostante il ruolo squisitamente civico, il monte frumentario rimaneva, nella percezione sociale e collettiva, un sicuro punto di riferimento nel panorama assistenziale locale. La stessa legislazione del regno, del resto, a partire dalla commissione per gli ospizi voluta nel 1806 da Giuseppe Bonaparte come organismo di riferimento per i cosiddetti «luoghi pii laicali», divenuta, con la restaurazione borbonica, «consiglio generale degli ospizi», annoverava i monti frumentari tra gli stabilimenti di beneficenza i cui controlli erano alla stessa commissione demandati.

Il consiglio generale degli ospizi aveva ereditato le attribuzioni del vescovo in fatto di controllo sulla gestione dei luoghi pii con facoltà di conferma degli amministratori del monte frumentario.

La figura del deputato ecclesiastico, prevista dal concordato del 1741 tra santa sede e regno di Napoli, quale rappresentante del vescovo all’interno dei consigli comunali per la revisione dei conti degli stabilimenti dei luoghi pii, viene assorbita, come abbiamo visto, dal consiglio generale per gli ospizi e la ritroviamo all’interno del consiglio decurionale di Montecalvo ancora nella seconda metà del xix secolo con il compito di garantire, nella disamina del conto morale del monte frumentario, l’esatta osservanza di eventuali obblighi di messe e legati pii da parte dello stesso monte.

Dalla seduta consiliare del 18 aprile 1852:

«[…] signori, i decurioni don felice la vigna e don saverio lo casale incaricati per l’esame dei conti morali presentati dalla comunale amministrativa pei luoghi pii denominati santissimo corpo di cristo, santissimo rosario, san Sebastiano, pio ospedale, sacro cimitero, sant’Angelo custode e monte frumentario, son pronti a riferire ciò che hanno osservato nell’esame e confronto con lo stato discusso di essi luoghi pii.

Dietro di che il signor la vigna ha riferito ciò che segue:

“signori, essendoci noi occupati in esaminare i conti morali datici dalla comune amministrativa per la passata gestione dell’anno 1851, abbiamo osservato che erano in perfetta regola, e tanto gli introiti, che gli esiti confrontavano perfettamente coi rispettivi stati discussi, e quindi siam d’avviso che la cennata gestione tenuta dalla sullodata comunale sia esatta”.

Il decurionato, intesa la suddetta proposta ed il rapporto dei suddetti decurioni; inteso anche il deputato ecclesiastico don Antonio Maria Bozzuti, che ha dichiarato l’essersi adempiti tutti quei legati pii che a tenore degli introiti si son potuti soddisfare; percorsi i detti conti e controllati gli stati discussi dei corrispondenti luoghi pii; considerato che il tutto si vede in perfetta regola; e tanto l’introito che l’esito concorda esattamente; unanimemente delibera che la gestione tenuta dalla comunale amministrativa di questo comune per l’esercizio del passato anno 1851 dei luoghi pii sotto i titoli santissimo corpo di cristo, santissimo rosario, san Sebastiano, pio ospedale, sacro cimitero, Sant’Angelo custode e monte frumentario sia regolare del che se n’è redatto il presente atto sottoscritto da tutti gli intervenuti».

Il 29 maggio del 1852, per espresso ordine del consiglio generale degli ospizi, il sottintendente del distretto di ariano invita il sindaco signor don Antonio Zupi a riunire il consiglio comunale per la designazione di una terna necessaria al rimpiazzo di Giuseppe Bellaroba:

«[…] signore, il consiglio generale degli ospizi ha ordinato la novella terna dell’amministratore di cotesto monte frumentario in rimpiazzo di Giuseppe Bellaroba e perciò la prego invitare il decurionato adempirvi sollecitamente [...]»

Nell’occasione furono designati Nicola Maria Caccese di Giuseppe, Francescantonio Lazazzera del fu Giuseppe e don angelo Chiancone del fu domenico.

Dalla stessa seduta si evince una modifica dei requisiti richiesti alla designazione di amministratore del monte frumentario:

Non abbiamo più la possidenza e la non equivoca opinione, ma, con la probità, che resta, ritroviamo l’essere soggetti attivi e dotati di buone qualità.

Ritornando al pane, la qualità del prodotto diviene, via via un’esigenza collettiva che giunge alla codificazione di norme approdanti, a loro volta, ad una vera e propria definizione di marchio.

Continua

Giovanni Bosco Maria Cavalletti

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